Metodiche di sbiancamento dentale

Uno dei trattamenti di odontoiatria estetica piu’ richiesti e’ lo “sbiancamento dei denti”.

In questo articolo voglio illustrare le tecniche che piu’ comunemente il dentista usa per ottenere questo risultato e sfatare i falsi miti o le eccessive aspettative dei pazienti.

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Prima di parlare delle tecniche che il dentista puo’ usare per lo sbiancamento dentale bisogna fare chiarezza su un aspetto che puo’ creare delle incomprensioni. Quando si parla diSBIANCAMENTO, l'immagine va immediatamente al sorriso degli attori del cinema e al colore della porcellana del nostro bagno. Bisogna quindi subito dire che intendere sbiancamento come ottenere dei denti bianco “lavandino” e’impossibile senza intervenire in maniera aggressiva sui denti utilizzando corone (vedi articolo Cosa e’ una corona o capsula) o faccette in porcellana.

Per sbiancamento bisogna invece intendere SCHIARIMENTO del colore naturale del dente che per sua natura presenta gia’ moltissime variazioni di colore tra individuo ed individuo.

Esiste infatti tutta una gamma di colori naturali dei denti che va dal bianco latte ( rarissimo), a varie sfumature di giallo ( molto comuni) al grigio , fino al marrone . Quindi , quando il dentista vi pratica uno sbiancamento dovete aspettarvi un risultato che dipende prima di tutto dal colore di partenza dei vostri denti e poi dal motivo per cui i vostri denti sono piu’ o meno scuri. Se i denti sono scuri per l’età, lo sbiancamento ( schiarimento ) e’ sicuramente possibile ma in grado minore rispetto ad un individuo giovane in relazione alla usura dello smalto ( parte esterna del dente) ed al tempo che hanno avuto le sostanze colorate (pigmenti di natura alimentare) per penetrare negli strati piu’ profondi del dente. Se i denti sono scuri perché in età infantile sono stati assunti medicinali (ad es. tetracicline) che si sono fissati nella struttura del dente oppure perche’ c’e’ stato un eccesso di fluoro nella dieta la situazione diventa ancora piu’ complicata e i risultati molto piu’ scadenti. Ricordiamo innanzitutto che parliamo di sbiancamento dei denti VITALI, cioe’ di denti non soggetti a devitalizzazioni, a traumi, a ricostruzioni per cui va’ considerato un trattamento specifico in considerazione della causa che ha determinato lo scuri mento di un singolo o di pochi denti.

Cominciamo allora a parlare delle tecniche :

Le piu’ comuni sono :
  • SBIANCAMENTO DEI DENTI VITALI IN STUDIO o PROFESSIONALE
  • SBIANCAMENTO DOMICILIARE
  • SBIANCAMENTO COMBINATO

    Tutte e tre le tecniche prevedono almeno una seduta preventiva di igiene professionale per eliminare placca, tartaro e pigmentazioni esterne al dente / caffe’ fumo ecc) ed una valutazione da parte del dentista delle cause della pigmentazione dei denti ed una selezione del caso , oltre che le dovute spiegazioni.

    Quindi si procede con:

    Lo SBIANCAMENTO PROFESSIONALE consiste nell’applicazione sui denti del paziente di apposite sostanze sbiancanti a base di perossido di idrogeno o perossido di carbamide ad alta concentrazione, che vengono attivate rendendo disponibile il principio attivo sulla superfice del dente, ma per un periodo di tempo limitato.

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    Il materiale, in forma di gel, viene spalmato sulla superfice esterna dei denti, dopo avere protetto labbra e gengive dalla azione dello stesso gel che ha un effetto caustico. A tale scopo si possono usare sostanze fluide che poi induriscono a contatto con la luce violetta della lampada per ricostruzioni (diga liquida), oppure isolare i denti con la normale diga di gomma che il dentista usa per la ricostruzione dei denti.

    In ogni caso lo scopo è quello di proteggere labbra, lingua, mucose e gengive dal gel che puo’ “bruciarle”.

    Una volta che i tessuti molli sono stati protetti ed il gel spalmato sui denti, il principio attivo del gel viene ATTIVATO da una sorgente di energia esterna.

    Questa sorgente puo’ essere rappresentata da una apposita lampada che emette una luce ultravioletta ad una specifica lunghezza d’onda;

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    oppure dalla luce di un Laser che pure agisce secondo determinate lunghezze d’onda.

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    Quello che e’ importante sapere che quello che agisce è IL GEL SBIANCANTE e non la macchina (lampada o laser) che lo attiva.

    Quindi non illudetevi che una macchina diversa produca effetti sbiancanti migliori: un laser non determina uno sbiancamento maggiore di una lampada per sbiancamento, perché quello che agisce è il gel sbiancante , anche in relazione al tempo di permanenza sui denti.

    Quindi il paziente viene posto di fronte ad una lampada per sbiancamento (o ad un operatore con un laser) e rimane esposto alla luce per un certo tempo , in genere nell’ordine di pochi minuti variabili in relazione al tipo di gel usato.

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    Il gel viene quindi rimosso e i denti sciacquati e poi rimesso nuovamente sui denti e ripetuta l’operazione. Questa operazione puo’ essere ripetuta piu’ volte nella stessa seduta o in sedute differenti (meglio). Al termine della o delle seduta si ottiene un risultato sbiancante, che come gia’ detto varia molto in relazione alla situazione di partenza ed alle cause che l’ha determinata. Nei giorni successivi il grado di sbiancamento aumenta leggermente , ma bisogna stare molto attenti a non mettere in bocca cibi o sostanze colorate ( caffe’, fumo, rossetto, coca cola, liquirizia ecc) che potrebbero andare a fissarsi sullo smalto ancora fresco dell’azione dello sbiancante , vanificando il risultato. Inoltre il risultato ottenuto tende a diminuire nel tempo e quindi dopo un lasso di tempo variabile ( circa 1-2 anni) la seduta deve essere ripetuta.

    Il vantaggio di questa metodica, rispetto a quella domiciliare e’ la rapidita’ e quindi risulta adatta a chi ha poco tempo o poca voglia di impegnarsi a casa con trattamenti piu’ complessi.

    Naturalmente il poco tempo di contatto tra gel e dente , anche se con concentrazioni molto alte di principio attivo e con l’attivazione tramite vari sistemi non permette di ottenere un risultato ottimale.

    Invece lo SBIANCAMENTO DOMICILIARE prevede sempre l’uso degli stessi gel, con gli stessi principi attivi, che però vengono usati in concentrazioni minori, ma per un tempo piu’ lungo. In pratica si tratta di prendere una impronta dei denti del paziente e di fare realizzare dal laboratorio una MASCHERINA INDIVIDUALE trasparente, che ripete la forma dei denti del paziente e che viene costruita in modo da lasciare un piccolo spazio tra la superfice esterna dei denti e la mascherina stessa.

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    In questo spazio il paziente applichera’ da solo il gel che gli verrà consegnato dal dentista e poi indossera’ la mascherina per un certo numero di ore durante il giorno o durante tutta la notte.

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    La durata del trattamento è di circa 2- 3 settimane durante le quali il gel rimarrà a contatto per un elevato numero di ore con la superfice del dente determinando l’effetto sbiancante. Va’ da se che in questo periodo non bisogna usare le sostanze scure e pigmentanti prima specificate.

    Il vantaggio di questa metodica, rispetto a quella in studio e’ rappresentato dal lungo tempo di permanenza del gel (anche se a concentrazioni minori) e quindi in un grado di schiarimento maggiore .Naturalmente lo svantaggio sta’ nei tempi piu’ lunghi e nella richiesta di collaborazione del paziente.

    In ogni caso, sia nella tecnica professionale , che in quella domiciliare il paziente deve essere controllato dal dentista. Questo perche’ possono insorgere degli effetti collaterali che devono essere controllati, come ad esempio la comparsa di una sensibilita’ al caldo o freddo che prima non era presente. Si tratta dell’azione irritante del gel sui tubuli dentinali e sul nervo ( specialmente nella zona del dente vicina alla gengiva) che devono essere trattate( nel caso del trattamento domiciliare) con la sospensione del trattamento per alcuni giorni sostituendo nella mascherina il gel sbiancante con un gel desensibilizzante , specialmente a base di fluoro concentrato.

    Invece nel trattamento in studio, l’uso di un gel ad alte concentrazioni può causare piccole “ustioni” gengivali, qualora il gel sia accidentalmente venuto a contatto con piccole porzioni della gengiva non protetto o con la lingue e le labbra. In genere queste piccole lesioni che si evidenziano con un colorito bianco della gengiva tendono a risolversi spontaneamente in pochi gg anche con l’ausilio di creme protettive.

    Vorrei infine illustrare quella che a mio parere è la tecnica migliore, e cioè LO SBIANCAMENTO COMBINATO.

    L'’utilizzo in sequenza di tutte e due le tecniche, sia quella professionale in studio che quella domiciliare. Si tratta in pratica e semplicemente di effettuare una seduta di sbiancamento in studio come sopra descritto e poi di consegnare al paziente la mascherina con il gel per seguitare lo sbiancamento a casa secondo la tecnica domiciliare. La seduta in studio inizia il processo di sbiancamento rimuovendo lo strato piu’ superficiale di pigmento del dente , ed il processo verrà poi piu’ agevolmente completato dal gel domiciliare.

    Il vantaggio di questa tecnica, oltre ad una maggiore  (a mio avviso) efficacia e’ quella di avere a disposizione la mascherina individuale con la possibilita’ di ripetere periodicamente e per un breve periodo il trattamento domiciliare in modo da mantenere nel tempo l’effetto ottenuto.

    Vediamo ora in un individuo giovane il grado di sbiancamento raggiunto con un trattamento combinato .

    Dopo avere effettuato una seduta di 10 minuti in studio con lampada e perossido di idrogeno al 35%, il trattamento viene completato con due settimane di trattamento domiciliare con perossido di Carbamide al 16%.

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    Nella foto vediamo il colore del paziente prima della seduta presa al livello del canino ( dente normalmente un po’ piu’ scuro degli altri) ed al livello dell’incisivo. Vediamo infine il risultato immediato dopo due sedute da 5 minuti in studio avendo messo a contatto con i denti sbiancanti lo stesso campione di colore usato nella prima serie di foto :

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    Ed infine il risultato finale con un campione di colore B1( molto chiaro) dopo due ulteriori settimane di trattamento domiciliare:

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Contatta il Dott. Alessandro Cappelli per approfondire il tuo caso clinico:


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